Testo finalista nella categoria "saggistica" al Premio IBM Leonardo 2000, premiato con:
IBM OS2 Warp e Lotus Smartsuite


I TRE PILASTRI DELLA SAGGEZZA:

reti, multimedialità, e ipertesto: tre ingredienti per il futuro.

prima di tutto una domanda...

Ma perchè parlare del futuro del computer, del prossimo secolo, se il computer ci offre già più di quanto potremmo desiderare, e noi non ne approfittiamo, perchè non chiederci invece il perchè di questo spreco, e renderci conto di che cosa già è disponibile, di cosa fare per diffonderlo, per dare fin d'ora una svolta al nostro modo di vivere e di lavorare, per radicare nell'oggi un futuro che senza il presente resterà solo fantascienza?


il sogno

E' facile e bello per i produttori, per i rivenditori e per gli acquirenti lasciarsi andare ai sogni.

Un futuro informatizzato sarebbe ovviamente una miniera d'oro per le prime due categorie, ma visto anche soltanto dalla parte dell'utente non può fare a meno di entusiasmare chiunque: una perfetta integrazione tra TV, videoregistratore, telefono, stereo e personal computer, la possibilità di gestire da un unica "centralina" tutti gli elettrodomestici, se non addirittura ogni elemento mobile della casa, dalle porte allo sciacquone, il monitoraggio delle strutture abitative (edili, idrauliche ed elettriche), dell'automobile, della propria salute, la comunicazione in voce, in video, in testo con qualsiasi altro utente, con enti pubblici e privati, su qualunque distanza e in tempo reale, il tele lavoro, la gestione veloce e affidabile di qualsiasi attività, la risoluzione esatta, basata su parametri probabilistici o realistici di qualsiasi problema, la realtà virtuale quale surrogato di ciò che non sempre è possibile realizzare nella realtà o nel sogno: sarebbero troppe veramente le soluzioni offerte alla nostra fantasia anche limitandoci soltanto alle possibilità fornite dalla tecnologia già oggi realizzata e disponibile.

Uscendo dalle pareti domestiche, anche se ciò non dovrebbe essere più necessario, considerando quanto è stato appena descritto, pensiamo agli ambienti di lavoro: processi produttivi automatizzati e guidati da robot, procedure amministrative praticamente autonome, con pochissimi interventi di controllo su programmi standardizzati e interconnessi, che gestiscono in proprio ordini, fatture, magazzino, fisco, banche; trasporti che richiedono un minimo intervento umano, funzioni direttive, di marketing, strategiche, affidate a un adeguato programma di lavoro individuale o di gruppo.

Passiamo alla scuola: una didattica completamente innovata, affidata ai docenti per l'aspetto "umano" (ma sorretto anch'esso da adeguati supporti socio pedagogici assistiti da computer), per il resto multimedialità ipertestuale.

La Burocrazia dovrebbe scomparire, e in effetti non sarebbe male...

Ma parliamo pure anche della sanità: anamnesi, diagnosi, prognosi e terapie basate su dati sempre disponibili in una rete mondiale, interventi chirurgici preceduti da macro simulazioni virtuali basate su tomografie del paziente stesso (è già stato fatto).

Sarà opportuno partire proprio da questa considerazione: tutto ciò che velocemente e quasi angosciosamente è stato elencato è già possibile, eppure...


la realtà

Eppure siamo ancora fermi alla TV, al videoregistratore, al telefono che raramente è un cellulare, all'impianto stereo, al timer del forno, al termostato a termocoppia della caldaia, e soltanto, per gente che i più guardano quasi come geni un po' pazzi, al personal che quasi mai è integrato da un CD-Rom o da un modem.

Salvo qualche rara eccezione siamo fermi alla catena di montaggio, all'autobus pieno nelle ore di punta, alla primanota, al libro mastro, alla "lezione frontale" e al compito in classe, alla domanda in carta legale, al modello 8795/Bc-27, al medico della mutua che magari dice:" Provi col Panacea" (Spero veramente che questo non sia già un Marchio Registrato!).

Come mai un tale divario tra l'offerta e la domanda? Possiamo certo prendercela con gli imprenditori ottusi, con gli interessi dei produttori di matite copiative, col tradizionalismo dei docenti, col desiderio della specie burocrate di non estinguersi, con lo Stato della carta da bollo, col medico della mutua, con la moglie che è gelosa del computer e vede tristemente che esso procura al coniuge maggiori soddisfazioni di quanto (o di quando)...

Tutte queste cause concorrono a determinare una situazione apparentemente paradossale, ognuna di esse meriterebbe un trattato, ma non sono sufficienti a spiegare perchè, avendo a disposizione motori moderni, continuiamo ad affidarci agli asini.


perchè il sogno non è divenuto realtà?

La spiegazione va cercata altrove.

Il 1993 ha visto un inizio di crisi nelle vendite anche sul mercato dell'informatica, ma ad un livello non imputabile alla recessione in atto. L'utente privato ha compreso che la strategia si andava orientando verso un offerta caratterizzata da sistemi ad alto costo, privilegiando altre fasce di utenza, quelle medio alte, e si è sentito escluso dal mercato proprio in un momento in cui situazioni internazionali e crisi dei sistemi tradizionali dovute anche all'intasamento derivante dalla crescente complessità, avrebbero potuto favorire l'accoglimento di sistemi di comunicazione orientati al lavoro e allo svago.

L'immagine del mercato informatico proponeva messaggi tecnologicamente esasperati, confinati al livello di sogno sia per i costi che per implicite (ma sopravvalutate) difficoltà di utilizzo, la pubblicità restava inesistente o limitata ai target specializzati, e non si occupava di insistere sui due elementi fondamentali da utilizzare nell'indirizzamento al mercato di massa: la semplicità di impiego e i bassi costi.

Siamo arrivati a vedere uno spot decisamente terroristico in cui un computer veniva assimilato a una bomba Orsini che scoppiava alla pressione di un tasto, e ciò solo per vendere dei manuali cartacei!

Nessuno si è curato di pubblicizzare i prezzi invero bassi di un sistema multimediale e interattivo "home", di far sapere cos'è un modem e quanto costi utilizzarlo.

Certamente è più facile vendere costosi sistemi a clienti consolidati o a pubbliche amministrazioni accomodanti (o rese tali), con minime spese di informazione, ma allora non si può pretendere di inserirsi nel mercato di massa, di parlare di un futuro informatico per tutti.

Non si può peraltro sottovalutare il fatto che la rapidità della innovazione in questo settore, autoalimentata ed esponenziale per le sue stesse caratteristiche, determina, anche nelle più ponderate strategie aziendali il pericolosissimo entusiasmo del generale vittorioso, che sale in verticale fino allo stallo fatale. ma non siamo a questo punto, anche se vi siamo andati molto vicini.

Quello che dai più è definito un circolo virtuoso, e cito ad esempio il succedersi cadenzato dei processori Intel, con la progressiva ricaduta dell'obsoleto sulle fasce minori di mercato, ha un preciso e insuperabile limite: quello in cui l'innovazione utile o necessaria per un mercato che si restringe progressivamente, non presenta più interesse o utilità per nessuno dopo la sua obsolescenza, anche se offerto sottocosto. Per carità, non si propone di frenare né la ricerca né lo sviluppo, ma dovremo renderci conto che, in considerazione della velocità di crescita, esse diverranno antieconomiche per la maggior parte delle imprese produttrici e dovranno quindi essere affidate a consorzi se non addirittura a enti accademici o governativi, come avviene per la Fisica delle Particelle, e se ne dovrà prevedere una ricaduta produttiva solo a lunghissimo termine.


la strada verso la saggezza: realizzare il sogno

Un altro elemento da considerare è la necessità di individuare esattamente i settori destinati e concorrenti a determinare l'informatizzazione di massa, dal livello home a quelli lavorativi, amministrativi, dei servizi essenziali e di quelli voluttuari. Uno di essi è certamente la Multimedialità, ma non basta: finché essa rimane limitata al turismo, all'entertainment, allo spettacolo, non è sufficiente, ancorché interattiva. In tale eclusiva dimensione essa rimane un elemento accessorio, che solamente il basso prezzo potrà far accettare: in tempi di austerità si guarda all'utile!

E' solo nel settore dei servizi che io, utente qualunque, posso vedere Il Business per Me.

Se mi viene offerta la possibilità di collegarmi a una rete con costi contenuti, di accedere a informazioni, dati, di scambiare documenti con privati, banche, pubbliche amministrazioni, di partecipare a corsi di formazione, di svolgere parte del mio lavoro, o un lavoro extra a tempo parziale tramite computer, se posso fidarmi di un traffico terrestre, aereo e marittimo gestito nel migliore dei modi, di un sistema sanitario continuamente aggiornato, e ottenere di fatto un consulto anziché una visita medica, o partecipare addirittura a gare d'appalto via modem, sarò senz'altro indotto a un investimento che mi apparirà vantaggioso.


il primo pilastro: la rete

Il punto focale va quindi spostato dal divertimento al servizio (del quale il divertimento è solo un aspetto), e per offrire il servizio è necessaria la comunicazione, che avviene soltanto attraverso un sistema di collegamenti sufficientemente esteso da formare una rete.

E' la rete il nodo cruciale del problema, non la velocità del computer, o la disponibilità del guanto o del visore virtuali.

Ma le reti sono cose da industria, costose, difficili da usare, complicate....

E' tutto vero, ed è questo il primo problema da risolvere. Le reti di fatto esistono già, sono gli innumerevoli fili che collegano ogni elemento dotato di capacità di comunicare con un altro che sia in grado di ricevere il messaggio.

E' rete la meravigliosa e iridescente ragnatela di luce che ondula nello spazio, il fitto intreccio di onde sonore, la distribuzione di energia, la comunicazione stradale, aerea, telefonica, verbale.

Anche l'amore è forse una rete...

E' rete tutto ciò che si propaga mediante onde (anche nel traffico stradale, nella moda o nelle sensazioni forti si parla di "ondate"), ampiezze, vibrazioni, frequenze.

Anche quella che credevamo essere bruta materia immobile, sostengono i Fisici contemporanei, non è altro che energia, onda, continuo incontro, scontro e comunicazione di campi di probabilità...

Ma qui il discorso rischia di perdersi nella filosofia, e sarebbe bello approfondirlo, ma non è questo il momento né l'argomento. Possiamo però dire di aver individuato un elemento sostanziale del problema: la diffusione dell'informatica a livello di massa dipende dall'effettivo pay off che il possibile utente ritiene di poter realizzare ed esso consiste in vantaggi pratici, concreti, che derivano dal risparmio, soprattutto in termini di tempo, realizzato nello svolgimento delle attività legate alle vita quotidiana, alla comunicazione e al lavoro.

Tale risparmio, che il personal computer già garantisce comunque, viene enormemente incrementato quando ci si collega a una rete, con un modem.

Ci vuole molto poco, anche dal punto di vista dei costi, ad usare un modem, e di fatto siamo già in una rete! Ma dobbiamo poter trovare in essa i servizi di cui abbiamo bisogno. E chi si dedicherà a ciò di cui abbiamo bisogno tutti otterrà profitti maggiori di chi si perderà a inseguire sofisticatissimi giochi per pochissimi clienti. Solo attraverso le reti si realizzano flussi di informazioni non avulse dal parametro temporale, cioè informazioni quadridimensionali.

Il CD interattivo, per altri aspetti estremamente utile, è sempre caratterizzato da un'attività limitata e condizionata, il suo spazio non è dinamico, legato al divenire, ma bloccato al momento della sua pubblicazione; ci offre comunque un supporto informativo di grande mole e le nostre possibilità di scelta possono essere numerose ma comunque finite.

Attraverso le reti si realizzano invece processi dinamici, contrassegnati da adattabilità, variabilità, modificabilità, attività di confronto e di espressione creativa da parte dell'utente.

I nodi, cioè i punti di intersezione tra i diversi segmenti che costituiscono una rete, sono entità viventi, che si espandono lungo percorsi in onde di comunicazione biunivoca, che li raffinano, li perfezionano e ne giustificano l'esistenza.

Ritengo però che per raggiungere una diffusione a livello di massa, con utenti che non possono scaricare i costi dell'obsolescenza su nessuno, la strumentazione (personal computer, modem e struttura della rete) debba rispondere a due requisiti irrinunciabili, anche se, solo apparentemente, antieconomici per i produttori: la modularità evolutiva e la standardizzazione per esaustione.

La modularità evolutiva potrebbe essere definita come una politica basata su una struttura modulare capace di espandersi quantitativamente e qualitativamente. Quest' ultimo avverbio chiarisce come essa non sia in contrasto col perfezionamento di un sistema o di una sua parte, né con il progresso tecnologico e con la ricerca che lo sostiene.

La standardizzazione per esaustione è un concetto implicito nell'economia di mercato; esso in teoria dovrebbe portare alla creazione di monopoli, ma in realtà, tenendo conto dei correttivi e del fatto che nessun sistema economico è totalmente e assolutamente libero, impone ai produttori di allinearsi su determinati standard riconosciuti come ottimali.

Alcuni ambienti software molto diffusi ne sono la prova.

E' quindi necessario lavorare a un'offerta di reti a basso costo di acquisto, impianto e gestione, sia a livello aziendale, scolastico o amministrativo, che a livello urbano, regionale e internazionale, stabilendo al contempo alcuni protocolli, nell'interesse del mercato, non solo dell'utenza.

E' necessario ridurre i costi delle tariffe relative alle reti esistenti (cavo ed etere), e diffondere il concetto con ogni mezzo, pubblicitario , educazionale, o addirittura normativo.

La comunicazione tra computer pubblici e privati finalizzata all'erogazione di servizi è dunque la chiave non solo per una nuova strategia di mercato, ma anche per una svolta nella qualità della vita, del lavoro e della produzione.

E' su questa strada (o autostrada) elettronica che si gioca probabilmente il futuro del nostro continente, e del nostro paese in particolare, il quale, per la tradizionale scarsità di materie prime e per l'abbondanza di altre risorse, altrettanto fondamentali, sembra dover privilegiare il terziario, anche a causa dei troppo fallimenti verificatisi in settori diversi.

A conferma di quanto affermato è sufficiente rifarsi alla lucida analisi e ai concreti progetti presentati dalla Commissione Bangemann e resi noti nella riunione del Consiglio Europeo, il 25 giugno 1994 a Corfù.

Il rapporto stilato dai venti membri della Commissione spazia dal tele lavoro all'insegnamento, dalla produzione ai trasporti, dalla pubblica amministrazione all'informazione: ma nessuno di essi può prescindere dal collegamento, dalle reti.

Non c'è dubbio quindi che il modem sarà il protagonista del nostro immediato futuro per quanto riguarda l'elettronica; credo proprio che non potremo farne a meno, che questo modesto ed economico attrezzo riassuma in sé e nelle implicazioni che sottende, come in un simbolo, la condizione e le possibilità di una ripresa, in Italia e in Europa.

Rifiutare il personal computer e il suo inserimento come nodo in una rete informatica risulterà ben presto una follia per chiunque, dall'utente privato all'azienda, alla scuola, proprio come sarebbe oggi una follia voler fare queste stesse cose rifiutando il telefono.

Del resto già alcuni grandi e piccoli comuni italiani hanno preso iniziative volte a favorire l'accesso dei cittadini alle reti e a determinati servizi, come la posta elettronica, le informazioni, la tele medicina e la tele burocrazia (che consente di ottenere documenti e certificati senza muoversi da casa): si tratta di Torino, Bologna, Siena, Livorno, Milano ed altri ancora.


il secondo pilastro: la multimedialità

La multimedialità sarà poi inevitabilmente la forma di tutto ciò, il modo del collegamento, e non potrebbe essere altrimenti sia perchè essa è necessaria a una comunicazione efficace (non a caso il nostro corpo è multimediale), sia perchè gli strumenti per realizzarla sono oggi disponibili a un costo ben più basso di quanto comunemente si creda (e comprendiamo nel costo anche il tempo necessario all'apprendimento delle procedure, rese oggi particolarmente facili dai programmi destinati all'utenza di massa e non soltanto a una ristretta cerchia di specialisti).

La multimedialità, che va intesa come impiego di più mezzi di comunicazione (testi, immagini, suoni) risulterà particolarmente utile nella valorizzazione del patrimonio artistico, una risorsa da tempo trascurata e la cui importanza è stata recentemente ribadita in una intervista televisiva da Romano Prodi, che è peraltro uno dei membri italiani della Commissione Bangemann.


il terzo pilastro: l' ipertesto

Il terzo elemento è costituito dalla tecnica ipertestuale: su questo argomento si sono versati fiumi d'inchiostro e milioni di megabyte, qualcuno ha addirittura tenuto scherzose conferenze sulla possibilità che l'ipertesto possa ridurre il colesterolo!

Ma vediamo di chiarire brevemente di cosa si tratta: contrariamente a quanto avviene in un testo su carta, che ha una dimensione lineare e impone quindi una sequenza predefinita dall'estensore, l'ipertesto ci consente di navigare tra argomenti diversi, ricercando approfondimenti di un particolare aspetto senza dover chiudere il libro che leggiamo per aprirne un altro, di consultare note o rimandi bibliografici senza dover andare alla fine della pagina o del capitolo, di vedere un'immagine, o una mappa, di ascoltare un brano musicale o una voce, di vedere una sequenza cinematografica che siano inerenti a quanto stiamo leggendo, senza abbandonare il testo, e con la possibilità di riprendere la lettura immediatamente, o contemporaneamente nel caso del suono.

Lo scrittore di ipertesti può realizzare, in qualsiasi punto della propria opera, collegamenti con qualsiasi altro elemento egli desideri, testuale, grafico o sonoro, e il lettore è libero di navigare lungo i segmenti che costituiscono tali collegamenti, di andare in una direzione anziché in un'altra, di trascurare un aspetto e considerarne un altro, o di considerarli tutti ma con un percorso che ognuno adatterà alle proprie esigenze e che sarà quindi di tipo associativo, seguendo quindi le modalità naturali del processo di apprendimento, della conoscenza e dell'informazione.

Dal momento che ogni elemento del sapere umano è direttamente o indirettamente collegabile ad un qualsiasi altro, poiché tutti trovano la loro comune radice nella natura e nel suo interprete, l'uomo, potremmo forse affermare che tutta la realtà, e tutto ciò che è stato scritto o espresso su di essa è un unico ipertesto: a noi spetta il compito di realizzare i collegamenti, cioè l'Ipertesto Assoluto. ma anche qui si passa inevitabilmente alla filosofia, a riferimenti letterari che vanno dal Libro della Genesi ad Ermete Trismegisto, da Carlyle a Borges.

Possiamo però affermare che l'ipertesto ci offre il modo più semplice, naturale e intuitivo per entrare e navigare all'interno di un argomento, sia una lezione di Fisica o la conoscenza di un museo, di una città o di un periodo storico; esso è inoltre, come si è visto, lo strumento più adeguato alle funzioni multimediali, che costituiscono, con le reti, il secondo pilastro del futuro elettronico che è già disponibile per noi.


La saggezza, ovvero: il cerchio si chiude e i tre elementi si uniscono, determinando il futuro

Ma per concludere ritornando al primo degli elementi considerati, non possiamo fare a meno di sottolineare come un'ipertesto non sia altro che una rete di collegamenti logici tra entità testuali, grafiche e sonore, e come esso simboleggi quasi, in tal modo, la struttura della rete informatica, costituita da utenti i cui personal computer sono collegati tramite cavo telefonico e modem; quasi si trattasse di un macrocosmo (la rete) che rispecchia e accoglie in sé un microcosmo (l'ipertesto) strutturato a sua immagine, che si esprime, come il corpo dell'uomo, con procedure multimediali

La continuità logica e lineare che va dalla rete alla multimedialità e da quest'ultima all'ipertesto è destinata a concludersi con questo ulteriore collegamento tra ipertesto e rete: il cerchio così si chiude, e non ci lascia scampo.

L'ineludibile forza della logica e della ragione avrà ancora una volta il sopravvento sul timore del nuovo.

Ottavio de Manzini

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